LA
BIBLIOTECA
Cammino silenzioso, distratto,
sono entrato colto da improvvisa ispirazione, e forse anche per
ripararmi dall'imminente temporale che si sta scatenando sulla città.
La biblioteca è antica, quasi
vetusta, lunghi scaffali in legno scuro, odorosi di vecchio, di
carta, di olio e cera per legno, ricolmi di libri di ogni genere, con
un predominio di vecchi volumi.
Mi aggiro per le sale male illuminate, vuote, silenziose, i miei passi scricchiolano lievi sul parquet, quasi disturbando una strana sacralità del luogo, mi accosto ora ad uno scaffale, ora ad un altro, curiosando senza un preciso scopo.
Mi aggiro per le sale male illuminate, vuote, silenziose, i miei passi scricchiolano lievi sul parquet, quasi disturbando una strana sacralità del luogo, mi accosto ora ad uno scaffale, ora ad un altro, curiosando senza un preciso scopo.
Ecco una vecchia edizione della
divina commedia, altri scritti di Dante, e Petrarca, poi la mia mano
scivola sulla rilegatura de le fleur du mal, originale in francese di
Baudelaire, e su Leopardi, e poi Voltaire fino a giungere su Borges,
il libro di sabbia, e la biblioteca di babele. E' quasi un gesto
automatico tirarlo verso di me con l'indice e sfilarlo dall'ordinata
fila dei volumi, ed ecco improvviso mi appare un occhio bellissimo,
verde, lucente come un mare calmo, e uno sguardo quasi sorpreso che
mi fissa, dal lato opposto dello scaffale.
Uno sguardo dolcissimo,
femminile, su cui mi soffermo a lungo, quasi ammaliato da un ipnosi
ultraterrena. Finché un fortissimo tuono mi scuote e un rilucente
lampo dalle alte e opache finestre contrasta lo spegnersi
contemporaneo di tutte le luci del locale, lasciando tutta la
biblioteca preda di un'oscurità intensa, interrotta solo dagli ormai
frequenti lampi alle finestre. Quando però torno a fissare
attraverso il piccolo spazio lasciato libero dal volume tolto vedo
solo il vuoto, nessuna traccia dello sguardo, e della sua
proprietaria.
Mi guardo intorno, nel buio,
tendo l'orecchio, ma non odo alcun rumore intorno. Un po' a tentoni
rimetto il libro di Borges al suo posto nello scaffale e muovo
qualche passo.
-Lampo e tuono-
Intravedo la via verso l'uscita,
e inizio a camminare a ritroso sui miei passi, lo scroscio dell'acqua
fuori si è fatto molto forte, tanto da sovrastare persino lo
scricchiolio dei miei passi titubanti.
-Lampo e tuono-
Allungo la mano destra,
lasciandola scivolare lungo i libri per avere una direzione da
seguire in linea retta. Procedo lungo lo scaffale, finché
improvvisa la mia mano sente terminare i libri in un vuoto, quindi
sfiora un volto. Morbido, fresco, e scivola su labbra umide, carnose
e leggermente dischiuse.
-Lampo e tuono-
La vedo, un apparizione
improvvisa, ora di fronte a me. Nuda, quasi tremante, una bellissima
giovane, dai corti capelli color di fiamma e grandi occhi che mi
guarda sorridendo lievemente, quasi con malizia.
Il buio torna ad avvolgere la
stanza, ma prima che io possa fare un solo movimento sento il suo
profumo inebriante che si avvicina, quasi la vedo mentre si alza in
punta di piedi, mentre le sue piccole dita si tendono, inarcandosi
sullo scuro, duro parquet, per permetterle di giungere con le labbra
al livello delle mie.
Un bacio feroce, profondo,
lunghissimo si impadronisce della mia bocca. La sua lingua si
attorciglia alla mia come preda di una parossistica esaltazione,
mentre mi abbandono totalmente alle sue labbra, al suo respiro che si
fa strada dentro di me.
Si stringe a me con
un'incredibile miscela di innocenza e lussuria, mi ricorda nello
stesso istante come stringevo l'orsetto di peluche di quando ero
bambino, e come stringevo la prima donna con cui ho fatto
ardentemente l'amore. Le sue mani mi avvolgono, accarezzano e
premono il collo provocandomi brividi infuocati che discendono lungo
la schiena e una immediata, intensa e insopprimibile eccitazione.
Le mie mani solcano la sua nuda,
calda liscia schiena come navi in balia di una corrente
irresistibile, disperse nella foga e nell'indecisione, con troppe
mete tutte estremamente desiderabili. Poi inevitabilmente attraccano
sui suoi glutei, così dolci, delicati, sodi e nervosi, stringendola
a me, spingendo il suo bacino strettamente a contatto con il mio.
Senza staccare mai la bocca dalla
mia inizia forsennatamente a slacciarmi i pantaloni, che rapidi
cadono a terra insieme alla mia giacca che lascio semplicemente
scivolare giù con un unico movimento di spalle. Quindi le sue dita
frenetiche liberano i bottoni della mia camicia dalle loro prigioni
di stoffa e anch'essa termina a terra a far compagnia alla giacca.
Nemmeno mi accorgo di come sia
accaduto esattamente, ma mi trovo completamente nudo, come lei, che
in ginocchio di fronte a me mi bacia, lecca, succhia con una
forsennata delicatezza. Le sue labbra scivolano incessanti lungo
l'asta rigida, eccitata e così tremendamente sensibile ora, la sua
lingua morbida e dolce accompagna il movimento della bocca
avvolgendo, stringendo, a volte lambendo e stuzzicando la punta.
Le sue piccole sottili mani
stringono i miei glutei in tensione per l'eccitazione, accarezzano le
gambe, si insinuano tra di loro ad esplorare, eccitare, stimolare i
punti più sensibili, fino a insinuare la punta delle dita,
alternativamente, dentro di me. Le molteplici sensazioni di piacere
ottenebrano la mia mente, ogni pensiero cosciente, logico, è
bandito, tutto ciò che vedo è rosso. Rosso come la lussuria, rosso
come le sue labbra, la sua lingua che mi divora incessante, rosso
come i suoi capelli che vedo ondeggiare intorno al mio bacino ogni
volta in cui per un attimo apro gli occhi, quasi incredulo.
Il piacere giunge così
prepotente, con inaspettata violenza, erutto caldo, spumeggiante seme
nella sua piccola bocca trattenendo il respiro, inarcando la schiena
e irrigidendo le gambe, le mie mani strette sulle sue spalle,
irrigidite nell spasmo del piacere. Il movimento della sua bocca
rallenta soltanto, non si ferma, anzi, dopo essersi nutrita della mia
vitalità riprende insaziabile il suo vorace assaggio, fino a
riportarmi in pochissimi istanti allo stesso stato di eccitazione
assoluta.
Ora però sono io a fermarla, le
stringo le braccia sollevandola a me, la mia bocca si impadronisce di
lei, la mia lingua si intreccia alla sua, ancora impregnata del mio
sapore, e mentre la bacio colto da sete inesauribile le mie mani
scendono sotto il suo sedere, sollevandola senza sforzo, facendo
scivolare il suo corpo lungo il mio, accogliendo contro il mio petto
i suoi piccoli rosei capezzoli rigidi ed eccitati.
Quasi naturalmente entro in lei,
calda, umida, stretta, dolcemente accogliente, mentre le sue sottili
gambe si intrecciano alla mia schiena e senza smettere un istante di
baciarla iniziamo a muoverci in sincrono, sempre più folli di
desiderio. Le mie mani sorreggono i suoi glutei e la sua schiena,
mentre l'appoggio agli antichi freddi volumi che occupano le
scaffalature, continuando a muovermi ritmicamente dentro di lei, nel
suo intimo sempre più umido, sempre più vorace, che come la sua
bocca prima pare quasi volermi divorare, assorbire totalmente.
Sono ormai consapevole delle sole
sensazioni più intense, il temporale, i tuoni e lampi che a tratti
illuminano il nostro amplesso sono ormai solo una vaga apparenza.
Sento le sue unghie incidere sottilmente la mia schiena, la sua bocca
sempre più stretta alla mia con le nostre lingue che si rincorrono,
abbracciano, sfuggono come onde in tempesta, il mio pene scorrere e
spingere rigido dentro di lei, i muscoli delle sue cosce e dei suoi
polpacci sussultare e stringersi ai miei fianchi, assecondando il suo
incessante saliscendi.
Poi la sua bocca si distacca
dalla mia, impossibilitata a trattenere i sospiri e ansiti sempre più
forti, il suo viso si incunea tra il collo e la spalla, tutto ciò
che sento, in un sussurro all'orecchio è la sua dolce, limpida voce
che ripete sì... sì... sì... incessantemente.
La sua stretta si fa ancora più
forte, il ritmo più rapido, sento i suoi denti affondare nella pelle
della spalla, in un morso di passione. Poi giunge il momento,
stringe, si inarca tra le mie braccia, si abbandona ad un urlo
liberatorio giungendo ad un lungo tremante, avvolgente orgasmo, cui
segue quasi istantaneamente il mio, mentre dilago in lei come un
fiume in piena dopo aver demolito la diga che lo frenava.
La sento ora abbandonarsi
totalmente tra le mie braccia, scossa da tremiti sempre più lievi,
sempre più intervallati. Appoggio la mia guancia alla sua, mentre i
nostri respiri iniziano a rallentare in sincrono, fondendosi in uno
solo. Poi, dopo un tempo che non saprei quantificare la sua testa si
muove, il suo viso si alza di fronte a me, e io cerco di distinguere
la sua espressione nell'oscurità del locale.
-Lampo e tuono-
Per un attimo il suo volto viene
illuminato a giorno dall'intensità blu del lampo, i nostri occhi si
incrociano nuovamente, vedo una profondità incredibile nelle sue
pupille, un lieve sorriso le increspa la bocca, un'unica, piccola,
timida lacrima scivola piano dall'angolo dell'occhio lungo la
guancia, poi le sue labbra si uniscono ancora alle mie, un bacio
profondo, quasi disperato, poi la sento scivolare via da me, la sua
mano scorre sulla mia guancia e sul mio collo in una dolce sfuggente
carezza, e vedo la sua ombra allontanarsi di corsa.
Resto immobile, quasi inebetito,
nell'aria ancora permane il suo profumo, quello dei suoi capelli
rossi, della sua pelle e del nostro piacere, profumo di passione, di
sesso, di vita.
Mi riscuoto, apro la bocca per
chiamarla, ma mi blocco, non sapendo come, non so il suo nome, non so
nulla di questa meravigliosa apparizione. Faccio alcuni passi nella
direzione in cui mi sembra sia svanita, aguzzo lo sguardo, cerco di
ascoltare attento, ma nessun movimento, nessun rumore giunge ai miei
sensi concentrati.
-Lampo e tuono-
Alla nuova luce improvvisa cerco
di spaziare il più possibile, ma nulla, le porte appaiono chiuse, e
nessun movimento si coglie tra gli scaffali allineati. A tentoni
ritrovo i miei abiti, mi rivesto rapido, sempre cercando di
individuare qualsiasi suono. Quindi mi accorgo di un cambiamento
nell'ambiente, il ticchettio lieve, incessante è cessato, mi
avvicino ad una finestra ed alcune luci appaiono sulle finestre dei
palazzi lontani, la pioggia è cessata.
Con un paio di tentennamenti le
luci al neon della biblioteca tornano ad illuminare il salone, inizio
a percorrere rapido tutti gli scaffali, mi guardo intorno più volte,
ma nulla oltre a me disturba la quiete della biblioteca, tutto sembra
perfetto, silente, assopito come quando ero entrato la prima volta.
Solo una cosa noto, fuori posto, in fondo all'ultimo scaffale un
libro giace a terra.
Mi avvicino, mi inginocchio
accanto al vecchio, grosso volume, sulla costola appare un'iscrizione
runica, e leggo su un etichetta bianca la scritta stampata mitologia
nordica. La pagina è aperta su un'immagine a stampa, direi
abbastanza antica, che illustra un lago limpido, calmo, con al centro
una torre bianca, circondato da abeti, un lato della stampa è opaco,
come fosse bagnato, provo a girare la pagina, il resto è scritto in
una lingua sconosciuta, con caratteri strani, forse cirillici o
simili, ma la sorpresa mi coglie quando ritorno all'illustrazione
precedente.
Ora l'opacità è svanita e in
primo piano, mentre esce lentamente dal lago, vedo l'immagine di
schiena di una fanciulla, nuda, bellissima, dai corti capelli rossi,
il cui volto è appena girato verso di me, con un sorriso, e una
piccola lacrima che ha seguito la linea del mento.
Il rumore di una porta che si
apre mi scuote dall'immobilità, alcuni passi si avvicinano, ed è un
gesto quasi automatico nascondere rapido il volume sotto il cappotto,
scivolare silenzioso lungo lo scaffale e avviarmi rapido verso
l'uscita, la mente preda di infiniti curiosi assurdi pensieri.
Nessun commento:
Posta un commento