Autostoppista
Marco sfrecciava
lungo la litoranea. Certo si trattava di una strada molto più lunga
e tortuosa rispetto alla nuova tangenziale interna, ma proprio per
quello la preferiva, soprattutto in questo periodo dell'anno.
L'inverno si stava avvicinando e quindi la zona era pressoché
deserta, tranne la domenica, quindi poteva divertirsi con la sua auto
sportiva.
Le continue curve,
salite e discese, unite allo splendido panorama facevano di quella
strada un luogo perfetto dove divertirsi per chi amava guidare, e
insieme pensare in libertà. Ora era giunto ai due tornanti in
discesa che conducevano al lungo rettilineo della spiaggia di cala
nascosta, così come la chiamavano da sempre gli abitanti del luogo,
per via delle numerose spiaggette oltre quella principale, celate
dietro i picchi di rocce aguzze che costellavano la costa.
In primavera e
soprattutto estate era uno dei luoghi più affollati della zona, ma
ora il lungo fiume di sabbia chiara era splendidamente liscio e
deserto. Con uno stridio delle gomme il coupè nero affrontò le due
strette impervie curve, quindi accelerò percorrendo il lungo
rettilineo. Si stupì nel vedere, ancora lontano, sul lato della
strada una persona, che faceva segni con una mano. Rallentò così
fino a fermarsi.
Si trattava di una
ragazza, giovane avrebbe detto. Forse una ventina d'anni. Era
abbastanza carina, capelli neri corti, a caschetto, pelle molto
chiara. Indossava jeans, all star e una maglietta rossa. In effetti
un poco troppo leggera per il clima della giornata, sebbene
splendesse un bel sole. Abbassò il finestrino:
< Ciao> Le
disse. <Hai bisogno di aiuto?>
<Ciao. Sì
grazie. Mi servirebbe un passaggio fino in città> Rispose la
ragazza.
Marco non ci pensò
molto. Sbloccò le portiere e la invitò a salire.
La giovane salì,
si sedette al suo fianco, sul sedile in pelle grigio scuro e gli
sorrise. Un sorriso però che Marco trovò leggermente tetro,
stirato. Stupidamente gli ricordò il sorriso della Gioconda, al
Louvre. Scosse la testa e partì rombando.
La ragazza lo
guardava, silenziosa.
<Io sono Marco>
Disse. >Ma che ci facevo tutta sola qui?>
<Greta>
Disse lei. <Ero con un ragazzo, ma abbiamo litigato e così me ne
sono andata e l'ho mollato>.
<Capito>
Disse lui sorridendo. <Capita sai. Però devi stare attenta, una
ragazza giovane e carina come te, è pericoloso accettare un
passaggio da uno sconosciuto. Potrei essere un criminale, o peggio un
maniaco> Sorrise e le fece l'occhiolino all'ultima frase.
<Un maniaco? E
se lo fossi che mi faresti? Mi costringeresti a fare sesso? E poi? Mi
uccideresti?> Lei replicò, con una strana espressione negli
occhi.
<Se fossi un
maniaco è probabile, ma tranquilla, non sono un maniaco> Disse
Marco, il cui sguardo era però ora attratto inequivocabilmente dai
capezzoli eretti di lei, che si vedevano perfettamente sotto la
maglietta. Evidentemente era senza reggiseno.
Lei notò lo
sguardo e sorrise ancora: <Un po' maniaco però lo sembri, visto
come mi guardi ora. Chissà che pensieri stanno attraversando la tua
mente>
<Beh, è
naturale> Rispose lui. <In fondo sono un uomo, sarebbe anormale
non fare certi pensieri con seduta accanto una splendida ragazza come
te, ma tranquilla, non farei mai nulla che non volessi anche tu> E
le fece nuovamente l'occhiolino.
<Ah! Quindi se
io volessi vendicarmi di quel bastardo andrebbe bene per te> Gli
disse avvicinandosi un poco a lui sul sedile, e posando una mano
sulla sua gamba.
Marco pensò si
riferisse al ragazzo con cui aveva litigato. Se voleva vendicarsi di
quel pirla che l'aveva lasciata sola sulla spiaggia non si sarebbe
certo tirato indietro. Le sorrise e disse:
<Per me
andrebbe molto bene, puoi fare tutto ciò che vuoi>
Lei allungò
ulteriormente la mano sui jeans di lui. Lo trovò già in parte
eccitato, quando strinse tra le gambe. Si abbassò sulle sue gambe,
portando entrambe le mani sul suo inguine e iniziò lentamente ad
abbassare la sua cerniera.
<Aspetta che
mi fermo in uno spiazzo> Disse marco, il cui pene si stava ergendo
già prepotentemente, schiacciato sotto i boxer neri.
<No! Non
fermarti!> Replicò lei a voce alta. <Non smettere, guida. La
velocità mi eccita. Forte. Vai più forte!>
Lui accelerò
mentre la mano piccola di lei giungeva ad abbassare l'elastico dei
boxer e afferrare e stringere la sua eccitazione. Un brivido di
desiderio lo attraversò, mentre iniziava ad affrontare le curve che,
in salita, riportavano la strada in alto, sulla scogliera.
Lei lo accarezzò
un poco, su e giù con la mano, lentamente, stringendo e stuzzicando.
Quindi abbassò ancora la testa sotto le sue braccia che manovravano
il volante e lo prese tra le labbra. A Marco sfuggì un lungo gemito
quando la lingua di lei lo avvolse, quando sentì leggeri i suoi
piccoli denti bianchi stuzzicare la pelle sensibile dell'asta e le
sue labbra stringersi e avvolgerlo in un lungo bacio profondo.
Era brava, pensò
lui. Molto brava. La bocca saliva e scendeva lungo il suo cazzo
durissimo, enormemente eccitato. Succhiava, leccava stringeva e
solleticava. La mano restava ferma, solo stretta alla base per
mantenerlo nella giusta posizione, mentre le labbra umide e la lingua
frenetica facevano tutto il lavoro. Il respiro dell'uomo era sempre
più affannato e faticava a mantenere la concentrazione sulla strada.
La sua mente ora era preda di erotiche immagini, pensava di
spogliarla, strapparle via jeans e mutandine. Immaginava come potesse
essere nuda. Il sapore e l'aspetto della sua rosea intimità.
Desiderava possederla, fotterla profondamente in ogni posizione.
Sodomizzarla e farla urlare di voglia e piacere.
Un'altra parte
della sua mente aveva già deciso di portarla a casa. Desiderava un
letto, il suo letto e sopra quella ragazza nuda e aperta, tutta per
lui. Intanto quella bocca vorace lo stava conducendo all'orgasmo,
sentiva il piacere che saliva, che cresceva in lui inesorabile.
Affrontò le ultime curve. Per fortuna ora c'era il rettilineo del
ponte. Avrebbe potuto godere senza preoccuparsi troppo della guida.
<Sì, così.
Adesso, continua così che sto venendo!< Le disse con voce roca
mentre l'auto imboccava veloce, accelerando, l'alto ponte sul fiume.
Improvvisamente
lei lo morse. I suoi denti strinsero forte, con rabbia. Sempre più
forte. Marco urlò mentre la mano destra di lei, lasciata la base del
pene afferrava il volante tirandolo giù, verso di sé. Con uno
schianto fortissimo il coupè, lanciato ad alta velocità, urtò il
parapetto in pietra del ponte sbriciolandolo, quindi con un lungo
volo finì nel fiume sottostante. Un forte tonfo e le scure acque
limacciose si chiusero sull'auto.
Il tenente Gironi,
del corpo dei carabinieri, stava osservando i pompieri che, tramite
un argano sollevavano dalle acque i resti della Porsche nera. Il
nuovo giovane appuntato, Federici si avvicinò, facendogli il saluto.
<Signor
Tenente, i sommozzatori hanno recuperato il corpo dell'uomo alla
guida. Abbiamo le sue generalità, stiamo provvedendo ad avvisare i
genitori. Era solo, nessun altro nella macchina>
<Sicuri fosse
solo?> Rispose l'ufficiale.
<Sicuri
signore, i sommozzatori hanno detto che entrambe le portiere erano
ancora chiuse e sigillate. Hanno dovuto rompere un vetro per aprirle>
<Bene Federici,
ottimo lavoro> Lo così congedò il tenente.
<Signore, posso
farle una domanda?> Replicò il giovane carabiniere.
L'ufficiale
acconsentì con un cenno della testa e un sorriso.
<uno dei
sommozzatori del corpo diceva che questo ponte è maledetto, a cosa
si riferiva?>
Il tenente scosse
la testa.
<Vero, tu sei
nuovo di qui. Questa è la terza auto con un uomo solo a bordo che
finisce nel fiume negli ultimi sedici mesi. Inspiegabile. E poi c'è
la storiaccia di quella ragazza, stuprata e gettata nel fiume,
proprio qui, quasi due anni fa. Mai trovato il colpevole. Si chiamava
Greta mi pare>