Bores contò il passaggio di undici monache e sette preti.
Si mostrava capace col tempo e Marie aveva cessato ormai di angustiarsi per questa sua mania.
Restarono a lungo immobili, finché lui aprì la bocca, stizzito contro se stesso di mostrarsi così immusonito, chiedendosi, come sempre senza risposta, perché la sua mente non riusciva mai a mantenere un filo logico senza perdersi immancabilmente in oscuri voli pindarici.
Disse: << Io... non capisco. ma voi, però, avete fatto qualcosa?>>.
Aspirava e soffiava fuori il fumo. Tanto era grande lui, tanto piccola quella sottile sigaretta, un suo vecchio vezzo che mai aveva abbandonato.
Aspirava e soffiava fuori il fumo. Tanto era grande lui, tanto piccola quella sottile sigaretta, un suo vecchio vezzo che mai aveva abbandonato.
Marie sorrise con uno sguardo complice: << in un modo, parola mia, di cui sono ancora adesso orgogliosa! Porta ancora il lutto di sua sorella!>>
Niente da fare, era una specie di estasi. Nel silenzio invernale inoltrato, il rimbombo del metrò che usciva imperioso dalla sua tana era ruvido, come il suo alito e le sue guance .
<< Non ti chiedo nulla, mi basta. >>
<< Prego? Ma se se stato tu a chiedermi che avevamo fatto. >>
<< Non vorrei essere testimone di fatti a me estranei, eppoi sei stata tu a voler raccontare >>
<< Eh? Ma tu guarda che stronzo, prima ascolti, poi chiedi, e adesso vuoi ritirarti?>>
<< Per riempire il silenzio posso tentare di ascoltarti. Se proprio ci tieni. >>
<< TU? Ma vaffanculo! >>
<< Grazie.. >>
<< PREGO! >>
Marie si alzò di scatto. Lui restò seduto sulla panchina sollevando lo sguardo su di lei mentre si allontanava freneticamente, un passo in linea con l'altro, le braccia aperte ad equilibrare un andamento leggermente alterato.
Era piccola, magra, armonica, con quelle gambe sottili, nervose che avrebbero eccitato qualsiasi uomo che l'osservasse camminare da dietro. Emanava un'irrefrenabile e naturale sensualità nel suo corpo, nel suo incedere. Aveva poi, in assoluto contrasto, uno sguardo fanciullesco, dolce, innocente e gentile. Lui invece aggrottava in quello strano modo verso l'alto le sopracciglia, così che la sua espressione normale sembrava sempre tesa all'implorazione.