BIANCA
Un forte
tuono scuote l'aria stessa con il suo fragore, destando dal sonno la
ragazza. I suoi occhi sbattono piano mentre cerca di scacciare il
torpore dalla mente, poi un secondo tuono, ancora più violento la fa
sobbalzare mentre cerca invano di individuare qualcosa nella profonda
oscurità in cui si trova. Alcuni brividi di freddo la scuotono
leggermente ed è in questo momento che si rende conto di non avere
assolutamente nulla addosso, niente abiti o gioielli. Dopo essersi
stretta un po' le braccia con le mani, quasi a cercare il conforto di
un abbraccio, viene scossa dall'ennesimo tuono mentre la sua mente
inizia finalmente a cercare di comprendere cosa le sta accadendo.
Sotto di
lei sente la dolce ruvidezza di un tappeto sul quale era
addormentata. L'oscurità intorno è totale e rende inutile il suo
sforzo di distinguere qualche particolare del luogo che la circonda.
Il respiro si fa più rapido e i brividi aumentano, nonostante la
temperatura non sia fredda. Infine l'unica soluzione per cercare di
fermare questi tremiti è sedersi accucciata e stringersi le gambe
tra le braccia. Una piccola lacrima di paura e tensione le solca la
liscia guancia scivolando fino all'angolo del labbro, per essere poi
inconsciamente raccolta dalla lingua. Iil sapore salato e fresco ha
il potere di riportare un poco di calma nella mente della giovane,
che comincia freneticamente a lavorare per cercare di scoprire di più
del luogo in cui si trova.
Alcuni
forzati, lunghi respiri profondi riportano la calma sulla sua pelle,
quindi il suo viso inizia nuovamente a girare intorno, purtroppo
senza risultato perché l'oscurità è sempre totale. Cerca quindi di
tendere l'orecchio per provare a sentire eventuali rumori, ma l'unico
suono veramente presente è il tuono che periodicamente la fa
sussultare, oltre a quello che sembra rumore di vento che scuote cime
di alberi.
I
respiri profondi le avvicinano, oltre al profumo del suo corpo, anche
altri lievi odori, che ora cerca razionalmente di distinguere. Il
primo, più forte, è di legno, probabilmente incerato, poi un vago
sentore di chiuso, infine una strana essenza profumata che però non
riesce a identificare.
Un
ultimo respiro profondo, poi le braccia si staccano dalla stretta
frenetica che le avvolgevano alle gambe, per permettere alle mani di
iniziare ad esplorare intorno a lei. La superficie del tappeto è
compatta e la mano, sempre strisciando piano e provocando un lieve
fruscio, si allontana sempre di più, assecondata dal suo corpo che
si allunga fino a raggiungere il bordo del tappeto. Passa quindi a
una liscia e compatta superficie di legno che con il suo lieve calore
sembra darle la forza di allontanarsi dal tappeto per brancolare in
ginocchio verso il nulla di fronte.
A
tentoni, le ginocchia nude sul legno, procede in avanti muovendo le
mani nel buio fino a incontrare una superficie ruvida e dura.
Lentamente avvicina le dita lasciandole scorrere lungo la parete
apparentemente vuota. La sua esplorazione procede piano verso destra,
fino a raggiungere un angolo, per proseguire poi lentamente senza
incontrare nessun oggetto nella stanza. Improvvisamente giunge a
contatto di una superficie molto più gelida e liscia che sembra
circondare un vuoto da cui proviene un lieve odore di bruciato e che
nella immaginazione della ragazza si rivela essere un ampio e freddo
camino di marmo.
In quel
momento un tuono ancora più forte la scuote rimbombando dall'oscura
e inquietante apertura, un piccolo urlo le fuoriesce
involontariamente dalla gola, e la giovane si lascia cadere indietro
sul pavimento.
Non si è
ancora del tutto spenta l'eco del boato quando, alle sue spalle, ode
il sinistro e secco scatto di una serratura e una lama di luce fioca,
proveniente da dietro, si espande di fronte a lei illuminando il
grande camino e proiettando la sua ombra su di esso lasciandola
impietrita, senza la forza di girarsi, mentre un lieve rumore di
passi lenti si avvicina.
Bianca ,
questo è il nome della ragazza, resta immobile con il cuore che le
batte rapido in gola. Avverte un profondo brivido lungo la schiena e
il respiro le si assottiglia, quasi svanendo, per per ascoltare
meglio i passi che improvvisamente si fermano. Il silenzio, rotto
solo dal rumore di grosse gocce di pioggia vibranti con violenza sui
vetri e dalla voce del vento che urla tra i rami degli alberi, è
illuminato dalla luce rossastra che penetra dalla porta tagliando la
stanza come una lama di coltello.
I passi
si allontanano di nuovo e la porta si richiude.
Bianca
allontana una ciocca di capelli dalla fronte con le dita gelide di
paura, seguendo poi il contorno del proprio viso fino al collo, che
stringe da sola come volesse darsi forza per allontanare una
spiacevole e gelida sensazione. Finalmente decisa si alza in piedi e
con passi leggeri si dirige verso la finestra che ha notato accanto
al camino, grazie alla luce che l'aveva precedentemente illuminata.
Appoggia le mani al vetro freddo avvicinando quindi il volto in
ascolto. Fuori la notte è agitata da una tormenta di foglie che
vorticano e dalla pioggia dirompente .
“Perché
mi trovo qui” si domanda Bianca? Con fatica cerca di ritornare
indietro con il pensiero verso gli ultimi confusi ricordi, avvertendo
anche il sapore acre della nausea che le rammenta di aver bevuto,
forse troppo. Si, ha bevuto quella sera, dopo l’ennesima
discussione con Luca. I ricordi affiorano alla sua mente sempre più
rapidi e nitidi. Eccola sola, seduta a un tavolino di un locale
notturno, l'ennesimo bicchiere tra le mani e lo sguardo di uno
sconosciuto sulla pelle. Un uomo che si avvicina con un sorriso
malizioso ed intrigante sedendosi accanto a lei e porgendole una
fresca e spumeggiante coppa di champagne. Non riesce a ricordare le
parole dette, ma avverte ancora forte l'inconsueto profumo di alghe,
sale e sabbia bagnata che lui emanava e che l’aveva avvolta come
una nuvola quando le si era seduto di fronte.
Si
allontana dalla finestra mentre spifferi di aria fredda, dagli
infissi, soffiano crudeli sul suo seno nudo procurandole un lungo
brivido. Si siede nuovamente sul tappeto che invece pare accarezzare
le sue gambe vellutate e il pensiero ritorna allo sconosciuto.
Ricorda risate, cristalline bollicine e una strana euforia. Poi lui
che la prende per mano conducendola via, la portiera di un’auto che
si apre, un morbido sedile di pelle e poi solo buio.
Bianca
si riprende come da un sogno ed è stupita di non provare paura
adesso, mentre l'ennesimo brivido avvolge il suo corpo e quel profumo
intenso le assale nuovamente la gola. Si allunga allora sul tappeto,
rannicchiandosi e chiudendo gli occhi, ascoltando il suo respiro e il
piacere che le procura il profumo dello sconosciuto. I pensieri
scivolano nella sua mente come acqua in un fiume vorticante, è
ancora stanca e il sonno di nuovo la coglie, nuda e distesa a terra.
Il
risveglio è nuovamente improvviso. Un forte rumore la fa sobbalzare,
è l'eco della porta sbattuta con forza che le causa nuovi brividi.
Per un attimo resta ancora rannicchiata a terra, stringendosi il
corpo con le braccia, poi si rende conto che l'oscurità che
l'avviluppava non c'è più, sostituita da una tenue luce dorata di
quattro candelieri accesi appoggiati agli angoli della stanza.
Ora può
finalmente osservare bene la sua strana prigione. L'alto soffitto
arabescato, dove le tenui fiammelle delle candele disegnano ombre
paurose e misteriose. Le nude e fredde pareti bianche totalmente
disadorne, eccettuato un grande quadro in alto, sopra il camino di
marmo nero. Una vista che le mozza il fiato. Un grande cavaliere,
rivestito di una nera armatura irta di spuntoni insanguinati e armato
con una lunga lancia che sembra osservarla con profondi e crudeli
occhi scuri dall'alto di un demoniaco destriero, immobile su un mare
di cadaveri, teschi ed ossa spezzate.
Ripresasi
dallo spavento si accorge della presenza nella stanza di un ampio
catino di bronzo colmo d'acqua, con accanto un telo di spugna bianco
e uno sgabello con qualcosa di scuro sopra.
Bianca
si avvicina lentamente agli oggetti che si trovano al margine del
grande e quadrato tappeto che ricopre il centro della stanza.
Raggiunto il bacile, nota la presenza di numerosi petali di rose
rosse sulla superficie dell'acqua. Delicatamente immerge le mani nel
liquido fresco e profumato e si porta le mani umide al viso e sul
collo. Il contatto con l'acqua le ridona inspiegabilmente coraggio
riportandola a una dimensione reale. Così la ragazza si dilunga a
rinfrescarsi il corpo nudo per poi asciugarsi piano, avvolgendosi
nella spugna bianca e soffice.
Si è
appena asciugata completamente quando lo sgabello poco più lontano
attrae la sua attenzione. Sopra di esso, quello che sembrava solo un
ombra si rivela essere un lungo abito di sottilissima seta nera, e a
terra, sotto lo sgabello, ecco spuntare un paio di scarpe nere con la
punta stretta, tacco altissimo e un listino sottile alla caviglia.
La mente
di Bianca è combattuta tra l'angoscia della situazione e la strana
curiosità che si insinua nei suoi pensieri. Poi, spinta da
un'improvvisa decisione, infila rapidamente il vestito. L'abito le
sta perfettamente. In realtà è quasi una sottoveste, con sottili
spalline e una doppia generosa scollatura che dietro giunge a punta
fin quasi all'altezza dei glutei e davanti nasconde molto poco del
piccolo ma sodo seno della ragazza. La seta trasparente poi raggiunge
le caviglie, con un lunghissimo spacco anteriore che mette
perfettamente in mostra le sue sottili e tornite gambe ogni volta che
si muove.
Un poco
a disagio con quel vestito troppo sensuale rispetto alle sue normali
abitudini, Bianca indossa poi le scarpe, stringe i laccetti e, in
bilico su quei tacchi vertiginosi, si avvicina alla massiccia porta
di mogano della stanza. La sua mano, tremante, si appoggia alla
pesante maniglia di bronzo e la porta lentamente si apre al suo
tocco, mostrandole un lungo corridoio dall'alto soffitto, debolmente
illuminato da una lunga fila di candelieri metallici appesi alle
pareti.
Dal
fondo del corridoio proviene una debole musica di pianoforte che
prima, dentro la stanza non era udibile. La giovane, con un grande
sfoggio di coraggio, si avvia lentamente in quella direzione,
seguendo la luce delle candele. Lungo il corridoio nota altre porte
massicce, uguali a quella della sua stanza ma decide di ignorarle e
proseguire verso la musica. Il corridoio termina quindi in un ampio
atrio quadrato, con una grande scalinata di marmo ricoperta da una
passatoia rosso cupo che scende al piano inferiore, dal quale ora la
musica sembra farsi via via più forte. Superati alcuni momenti di
paura, Bianca, facendo appello a tutta la sua forza di volontà,
inizia lentamente a scendere la scalinata a piccoli passi. Sui
gradini di marmo ascolta il ritmo regolare, breve e secco dei tacchi
che si confondono con la musica.
Le note
la guidano in un salone flebilmente illuminato dalla luce di molte
candele, che proiettano sulla parete arabeschi di luce. Il suo
sguardo si posa su una cascata di capelli sparsi su spalle abbronzate
e lungo una schiena stretta e armoniosa. La giovane donna che suona
il pianoforte è completamente nuda e ha gli occhi bendati da una
sottile striscia di velluto blu, splendidamente intonata con il
biondo dorato della chioma.
Bianca
ha il respiro corto, affannato per quella strana eccitante emozione
che sente espandersi e che le procura un piacevole calore al viso. Si
avvicina alla giovane donna, appoggiandosi delicatamente e allungando
il braccio nudo sulla superficie lucida e fredda del pianoforte,
quasi ad accarezzare il profilo del viso della donna che vi è
riflesso. Sente lentamente la musica penetrarle sotto la pelle e
inebriarle il cuore quando un rumore alle sue spalle attira la sua
attenzione. Volge il suo sguardo nell’angolo in penombra del salone
e distingue la sagoma di un divano, dello stesso colore blu sfumato
del velluto che benda gli occhi alla pianista e vede due neri occhi
che penetrano i suoi.
Riconosce
lo sguardo dello sconosciuto e avverte l’accelerarsi dei battiti
del cuore, un misto inscindibile di paura ed eccitazione, sente il
desiderio di quegli occhi sulla pelle e un brivido correrle veloce
lungo la schiena. Ancora una volta aleggia un vago profumo di alghe
mentre con un sorriso dolcemente malizioso, l’uomo si avvicina
ponendo le proprie mani sui suoi lisci fianchi, costringendola con
delicata fermezza ad appoggiare anche l’altro braccio sul
pianoforte.
Bianca
avverte il respiro caldo dell’uomo sul collo e la salda pressione
delle mani sulla sua vita sottile. Con un movimento deciso del piede
l’uomo le allarga le gambe. Ora, con le braccia stese sul
pianoforte, gli offre le spalle e la schiena.
Variazioni
di note, musica incalzante, ritmo veloce. Le mani dello sconosciuto
scendono sulle sue natiche, un tocco fermo e deciso mentre lei si
abbandona al ritmo della musica, chiudendo gli occhi e lasciando che
lui l’accarezzi. Quasi stupita dei suoi pensieri, desidera ora
sentire quelle forti mani lungo le gambe, le cosce e tra le sue
intimità più nascoste.
L’uomo
con un gesto lento, misurato solleva l’abito di seta per sfiorare
delicatamente la pelle bianca e lucente dei glutei. Con la punta
delle dita scivola poi verso l’inguine e scende all’interno delle
cosce, inginocchiandosi e accarezzandole mentre con la punta calda e
morbida della lingua le lambisce l’incavo delle ginocchia, per poi
risalire alla curva dei glutei e alla linea gentile che li separa.
Bianca
ha un sussulto di piacere e sente i capezzoli indurirsi. La sua mente
vorrebbe quella lingua sublime dentro di sé, nella sua cavità e
sentire le labbra dell’uomo succhiare avidamente il suo piacere.
Lui sembra leggerle il pensiero. Il contatto della bocca che la
sfiora la fa tremare di piacere e desiderio, la lingua si muove ora
con più vigore e il suo bacino dolcemente si abbandona ad un ritmo
antico e lento. Onde di piacere leggere la pervadono, il suo succo
scende lieve tra la fessura finché un onda violenta e liberatoria la
travolge in un orgasmo fortissimo.
Soffoca
un urlo di piacere mugolando disperata. Lo vuole ora, desidera
quell’uomo sconosciuto come non ha mai desiderato nessuno prima.
Lui si rialza e le prende una mano tra le sue, conducendola alla
parte bassa del suo addome. La piccola mano entra in contatto con la
stoffa morbida dei pantaloni. Con frenesia slaccia i bottoni,
infilandosi tra le pieghe del tessuto fino a trovare il sesso duro e
caldo. Con una sensazione di smarrimento e potere, con gesto deciso
afferra tra le dita il membro granitico e si stringe a lui
avvicinandolo al proprio inguine.
L'uomo
sembra però avere idee diverse. La sua mano destra, forte e decisa,
si posa sul dorso di quella di Bianca e con fermezza la allontana dal
suo membro eccitato, costringendola a girarsi di nuovo verso il
pianoforte. Entrambe le mani dello sconosciuto spingono le sue,
piccole e fragili, lungo il lucido legno nero, attraverso il quale le
vibrazioni della musica si trasmettono al suo dolce corpo tremante.
Poi sente la pressione della sua bocca sul collo, i suoi denti che
con dolcezza e fermezza iniziano a mordere la pelle candida e tenera,
facendola inarcare di piacere e dolore. Nel momento più eccitante
però la sua bocca si allontana. Lui compie un giro intorno allo
strumento e bruscamente la trascina sul liscio e freddo legno. I suoi
occhi per un attimo incontrano quelli scuri di lui, freddi e
passionali insieme, mentre le sue mani vengono rapidamente legate a
una gamba del pianoforte. L'ultima cosa che vede è una striscia di
velluto blu uscire dalla sua tasca e appoggiarsi voluttuosamente sui
suoi occhi, riportandola nel buio totale.
Sente le
sottili spalline di seta che vengono spezzate e l'abito scivolare via
lungo il corpo candido. Qualcosa di freddo e metallico si serra
intorno alle sue caviglie e le sue gambe sono forzate ad allargarsi
per essere legate ben divaricate.
Ora
Bianca è nuda, immobilizzata contro il freddo legno, i suoi
capezzoli duri ed eccitati schiacciati contro la lucida superficie,
il suo intimo spalancato, offerto ad ogni desiderio dell'uomo, e la
musica che incessantemente e dolcemente la invade, sia attraverso
l'aria che vibrando dal pianoforte al suo corpo disteso.
E' un
tempo interminabile quello che passa mentre attende impaurita ed
eccitata che accada qualcosa, ma tutto quello che riesce a sentire è
il crescendo della musica che le invade l'anima. Improvvisamente il
silenzio, come una cappa scura, scende nella stanza ad avvolgere i
suoi sensi facendole rimpiangere il suono del pianoforte.
La prima
frustata arriva così inaspettata da lasciarla totalmente sconvolta.
Lancia un urlo, più di rabbia e spavento che dolore, anche se la
natica le brucia moltissimo. Poi seguono altri colpi, lenti e
dolorosi, che le sferzano gambe e natiche lasciando lunghe e lucide
striature rosse sulla pelle candida. La mente di Bianca è
schiacciata dall'insieme di sensazioni, dolore mescolato a impotenza
e paura,. Ma la cosa più sconvolgente è la continua e crescente
eccitazione che la pervade, i suoi teneri e rosei capezzoli premono
durissimi contro il freddo e duro legno e le sue cosce sono sempre
più inumidite dall'incredibile desiderio che sovrasta ogni suo
pensiero.
Finalmente
i colpi terminano. Il suo respiro è ansimante e, mentre il suo
lamento si placa, lentamente la musica ricomincia. Le mani dell'uomo
si appoggiano calde e possessive sulle sue caviglie, ancora legate
alla gamba del piano, risalendo poi avanti e indietro lungo il corpo
nudo, accarezzando dolcemente i dolorosi segni. Poi sente avvicinarsi
al suo viso la stoffa dei pantaloni dello sconosciuto, il lento
rumore dei bottoni, una mano che le solleva il mento e il membro
durissimo che le penetra profondamente le labbra.
Bianca
ha ora la bocca invasa dal sapore profondo dell'uomo, misto ad un
lieve profumo di alghe e miele. Le mani ancora legate e la benda
sugli occhi la costringono a concentrare tutte le sue attenzioni su
lingua, palato e labbra, confondendo i suoi sensi in un crescendo di
piacere. Una mano dello sconosciuto è stretta intorno al suo tenero
e sottile collo, accompagnando il suo succhiare con strette a volte
dolci e impercettibili, a volte violente che la fanno sussultare.
Inconsciamente e inutilmente tenta di stringere le gambe, ancora
legate, preda del desiderio di calmare la sua enorme eccitazione. Ode
poi l'altra mano dell'uomo battere tre colpi secchi sul legno del
pianoforte e immediatamente cessare la musica.
Il duro
membro la penetra ancora più profondamente in bocca mentre due mani
fresche e delicate iniziano ad accarezzarle le caviglie risalendo
lievi lungo le gambe. Le mani della giovane pianista si muovono
sensuali e leggere. Con un liscio fluire arrivano a sfiorarle i
candidi glutei frementi, percepisce quindi il gradevole presagio del
contatto delle abili dita tra le cosce. La vellutata morbidezza dei
lunghi biondi capelli scivola come un velo sul suo sesso per attimi
di dolce esitazione, poi due labbra umide e fresche iniziano piano a
baciarlo e leccarlo, delicatamente e sensualmente come solo una bocca
femminile sa fare.
Completamente
persa nel piacere sente improvviso un piccolo morso sul clitoride,
talmente inaspettato che come una scossa la fa sussultare, stringendo
ancora più forte il pene eretto tra le labbra. I morsi si susseguono
intervallati alle carezze dell'abile lingua che penetra nella sua
umida fessura, mentre l’uomo si ritrae. Dolcemente bacia la bocca
di Bianca a lungo e profondamente per poi ripossederla tra le labbra,
prepotentemente, con il suo membro rigido. Entrambe le sue mani le
afferrano i capelli e con movimenti decisi le spinte si succedono,
con un’accelerazione simile al ritmo di un fremente e incessante
tamburo, trasformandosi infine in un simbolico urlo che infrange il
silenzio mentre un’esplosione di liquido dolce, caldo e denso le
inonda la bocca e il viso. Insieme la lunga e intensa vibrazione di
uno squassante orgasmo la pervade.
Stremata
abbandona ansante la testa sul pianoforte mentre tra le cosce il
caldo piacere della lingua della giovane donna continua a farla
tremare preda delle profonde, sensibili sensazioni del dopo orgasmo.
Bianca vorrebbe tanto avere le caviglie libere. Si sente impotente e
in balia dei suoi sensi e del silenzio, quando improvvisa sente
un'altra esplosione di calore dentro di se, il suo bacino che si
muove ora ondeggiando e l'eccitazione che si dilata in infinite
scintille di piacere mentre le mani della donna si muovono dentro di
lei agili e forti come su invisibili tasti di pianoforte
accompagnando il suo respiro sempre più frettoloso.
Note
nitide in lei, come raggi di luce ad illuminare le oscure profondità
del suo spirito fino a portarla nuovamente e questa volta
violentemente all'orgasmo. Infine il contatto femminile si allontana,
lasciandola così languidamente e stancamente abbandonata sul
pianoforte. Le mani della bionda, ancora profumate e umide della sua
eccitazione tornano a muoversi sui tasti del pianoforte.
Bianca
si lascia cullare dalla musica dimenticando se stessa e il suo corpo,
quando il contatto umido e forte della lingua dell’uomo tra i
glutei e un dito che esplora le sue profondità la riportano
rapidamente alla realtà. Poi non è più il dito che la sfiora ma il
grosso e duro membro dello sconosciuto che con una lenta e costante
pressione inizia a penetrare nella stretta intimità mai violata.
Angoscia,
paura, desiderio, eccitazione sono i vari sentimenti che si
susseguono.
L’uomo
stringe con una mano il fianco di Bianca e nell’altra impugna la
cintura, la musica ora cresce d’intensità. La prima frustata segue
il ritmo incalzante delle note lasciandola senza fiato, in spasmodica
attesa del prossimo colpo che giunge meno forte. Poi un altro ancora
più schioccante, mentre il membro la penetra completamente con una
spinta decisa, intrecciando in lei dolore e piacere.
Lui ora
è immobile, la sua verga totalmente infilata nello stretto, caldo e
umido orifizio. E' Bianca ora che muovendosi e scivolando lungo il
piano di legno conduce il tempo e varia il ritmo. Mai, neppure nelle
sue fantasie aveva osato tanto e immaginato un emozione così
intensa. Sente la propria schiena inarcarsi mentre le mani afferrano
spasmodicamente il bordo del pianoforte e un piacere immenso la
avvolge. Una calda e profonda emozione, cruda e sfrenata passione
della carne nell'alternarsi della penetrazione e dei colpi che le
sferzano la schiena e le natiche, finché un nuovo orgasmo la
travolge insieme a quello dell'uomo che riversa in lei tutto il
frutto della sua lussuria.
La mano
di Bianca, lenta, si muove scivolando sul fresco delle lenzuola. La
mente ancora annebbiata dal risveglio mentre piano raggiunge la
consapevolezza del letto morbido e fresco sotto di lei. Apre gli
occhi e nella penombra inizia a riconoscere i particolari che la
accompagnano ad ogni risveglio da molto tempo. La luce che filtra
dalle tende azzurre, il profumo dei lillà sul comodino e la lieve
luminescenza della sua vecchia e amata sveglia.
Lo
stupore la coglie quando si rende conto di essere veramente a casa,
nel suo letto. Una mano le scivola inconsciamente tra le gambe dove
sente un'eccitazione di un intensità mai provata. Una parte di lei
si sente sollevata dal pensiero che tutto sia stato solo un sogno,
ma, mentre le sue dita iniziano a muoversi nell'intimità eccitata in
un crescendo di emozione, una piccola lacrima le solca la guancia
quasi rimpiangendo lo sconosciuto, mentre con i candidi denti stringe
le labbra nell'attimo di un irrefrenabile incredibile ed intenso
orgasmo.
Alzarsi
quella mattina è molto più faticoso del solito, la doccia le sembra
lavare via anche il ricordo dei colpi immaginati ed anche in questo
momento la sua mente torna a pensare con languore e rimpianto al
sogno, alle mani di quell'uomo, a quella incredibile sensazione di
impotenza che tanto la terrorizzava ed eccitava nello stesso tempo.
La
mattinata al lavoro è trascorsa come in trance, mentre ogni
pensiero, ogni movimento la rimandavano ai piaceri sognati, finché
la tensione la spinge ad uscire per andare a bere un caffè.
Il
solito bar all'angolo le sembra meno bello del solito, come mancasse
qualcosa. Si avvicina al bancone ordinando un caffè macchiato, nel
quale versa un insolita quantità di zucchero iniziando a girarla
distrattamente.
Improvviso
dietro di lei sente un dolce e penetrante profumo di alghe e sale che
si avvicina e una voce, che lenta e profonda pronuncia le parole che
forse lei ha sempre aspettato:
<<
mi aspettavi Bianca?, sono qui>>.
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