lunedì 29 ottobre 2012

Sete Perversa



SETE PERVERSA

Lievi , profondi ansiti risuonano ritmici nel silenzio della stanza, seguendo in perfetta armonia il tempo lento e sinuoso del movimento sussultorio del suo corpo sopra il mio.
Ho sempre amato questa posizione, è l'unica che mi consente di mantenere una sufficiente lucidità mentale da dedicarmi all'osservazione, che mi consente di miscelare al piacere della penetrazione quello puramente mentale dello svelare, valutare e godere dei movimenti, della totale libertà della donna nell'atto.
E' veramente meraviglioso guardare così il suo corpo, che si inarca ad ogni sussulto, i suoi occhi che si chiudono mentre lei si perde nell'estasi, inoltrandosi in un mondo personale fatto di solo piacere, soli stimoli sensoriali ed elettricità pura, le sue labbra che trattengono a fatica il lamento, i muscoli delle cosce che si irrigidiscono in armonia con quelli vaginali stringendomi contemporaneamente inguine e corpo, come una doppia matrioska umana.
La sento ora avvicinarsi sempre di più al culmine mentre osservo la sua vena del collo pulsare, la mia mente si sintonizza quasi con lo scorrere impetuoso del suo sangue e così i miei pensieri tornano torbidi e perversi.

lunedì 15 ottobre 2012



Microracconti in 10 righe

Piccoli esercizi di scrittura dalla pagina “Microracconti segreti” di facebook, racconti che devono restare entro le 10 righe di lunghezza, spesso con un tema predefinito




Tema “l'ultimo valzer”




Vienna 1836

La contessina volteggiava leggiadra tra le mie forti braccia. Il suo abito rosa di raso e chiffon era lieve come seta e la mia mano destra, peccaminosamente e molto poco cavallerescamente le sfiorava il morbido sedere, celato sotto quella massa di stoffa. Nella mia uniforme di gala splendevo letteralmente sotto le luci del salone. “Capitano, mi state facendo davvero volare”. Mi disse con un sorriso malizioso. “Se mi concedeste almeno un bacio, dopo quest'ultimo Valzer saprei condurvi ancora più in alto”. Mi sfiorò appena il collo con le labbra, quindi terminata la musica fuggì da me, ancora una volta. Uscii dal palazzo. Le stelle autunnali sembravano ridere della mia solitaria eccitazione.
Mormorai tra me: 'Computer, termina il programma Vienna 1836 e ricarica Bordello Spaziale di Antares Quarto'







L'ultimo sarà mio

Allora, hai letto il nuovo tema dei micro?”
“Certo, ho un'idea geniale, ascolta: Lei attende, bellissima e affascinata dalla situazione. Noi siamo in quattro a disputarci l'ultimo, il più ricercato, irrinunciabile. Così ci battiamo per averlo, sfoderiamo le spade e il duello incalza. Finto, rinterzo, schivo, affondo e al fin della licenza io tocco! Così uno dopo l'altro li sconfiggo tutti e, assoluto vincitore, mi avvicino a lei.”
“Bello, mi piace, e dopo che accade?”
“Con fare sprezzante e sorriso vincente lo prendo con presa ferma dalle sue dita e lo divoro in un sol boccone, assaporando quel gusto irripetibile di crema al cioccolato e friabile sfoglia!”
“Il tema era l'ultimo valzer, non l'ultimo wafer! Pirla!”




mercoledì 10 ottobre 2012



ARTURO



Passare attraverso l'opaca, lucente barriera di energia fece vibrare la placca di fibracciaio celata sotto la mia spalla destra, ricordandomi per un fugace momento, come sempre succedeva, gli orrori della battaglia alle porte di Tannhauser.
Quindi dalla silenziosa, bianca asetticità del corridoio verde 17, della base spaziale Spazio Profondo 9, mi ritrovai nel caotico, rilucente, speziato, fumoso coacervo di umanità e alienità della Cantina di Mos. Come d'abitudine feci un solo passo in avanti, quindi mi fermai. Con un rapido ma profondo sguardo percorsi l'intero locale, valutando in pochi istanti tutti i presenti e catalogandoli mentalmente per grado di potenziale minaccia. Infine mi avviai lentamente, attraverso i numerosi e curiosi tavolini intagliati da singoli blocchi di cristalli di quarzo colorati di Altair Quarto, verso il bancone principale.
Quello che ai più sarebbe parso un tragitto casuale, era invece stato scelto con cura per poter passare alla giusta distanza ed osservare meglio quelle tre creature, tra le numerose del locale, che al primo sguardo potevano rappresentare un eventuale pericolo. Non ero sopravvissuto per trent'anni come cacciatore di taglie Pangalattico senza rendere istintivo lo studio costante di ogni luogo in cui mi trovavo.