lunedì 15 ottobre 2012



Microracconti in 10 righe

Piccoli esercizi di scrittura dalla pagina “Microracconti segreti” di facebook, racconti che devono restare entro le 10 righe di lunghezza, spesso con un tema predefinito




Tema “l'ultimo valzer”




Vienna 1836

La contessina volteggiava leggiadra tra le mie forti braccia. Il suo abito rosa di raso e chiffon era lieve come seta e la mia mano destra, peccaminosamente e molto poco cavallerescamente le sfiorava il morbido sedere, celato sotto quella massa di stoffa. Nella mia uniforme di gala splendevo letteralmente sotto le luci del salone. “Capitano, mi state facendo davvero volare”. Mi disse con un sorriso malizioso. “Se mi concedeste almeno un bacio, dopo quest'ultimo Valzer saprei condurvi ancora più in alto”. Mi sfiorò appena il collo con le labbra, quindi terminata la musica fuggì da me, ancora una volta. Uscii dal palazzo. Le stelle autunnali sembravano ridere della mia solitaria eccitazione.
Mormorai tra me: 'Computer, termina il programma Vienna 1836 e ricarica Bordello Spaziale di Antares Quarto'







L'ultimo sarà mio

Allora, hai letto il nuovo tema dei micro?”
“Certo, ho un'idea geniale, ascolta: Lei attende, bellissima e affascinata dalla situazione. Noi siamo in quattro a disputarci l'ultimo, il più ricercato, irrinunciabile. Così ci battiamo per averlo, sfoderiamo le spade e il duello incalza. Finto, rinterzo, schivo, affondo e al fin della licenza io tocco! Così uno dopo l'altro li sconfiggo tutti e, assoluto vincitore, mi avvicino a lei.”
“Bello, mi piace, e dopo che accade?”
“Con fare sprezzante e sorriso vincente lo prendo con presa ferma dalle sue dita e lo divoro in un sol boccone, assaporando quel gusto irripetibile di crema al cioccolato e friabile sfoglia!”
“Il tema era l'ultimo valzer, non l'ultimo wafer! Pirla!”








Il ritorno dal Ballo

Allora tesoro racconta? Com'è andata?”
“Oh madrina che meraviglia. Tutto fantastico, la carrozza era incantevole, i cocchieri poi, con quelle divise sfavillanti, magnifici. Ho fatto un figurone all'arrivo. Poi la sala da ballo era fantasmagorica e il principe adorabile, ho danzato con lui tutta la sera, finché purtroppo ho dovuto scappare di corsa proprio all'ultimo valzer. Però ero proprio bellissima sai, i miei capelli risplendevano come per magia, il mio vestito era senza dubbio il più radioso si fosse mai visto...
Però se posso farti un appunto, la prossima volta creami le scarpette di Jimmy Choo, porco cazzo! Quelle di cristallo mi hanno distrutto i piedi!”







Parigi

- L'ultimo valzer? Ma come l'ultimo? Suvvia ma cherie, concedetemene ancora uno. - L'immenso salone delle feste riluceva di candele, l'orchestra inondava con la sua musica travolgente ogni spazio, fino agli altissimi soffitti, e lei era così bella, il viso candido, l'altissima parrucca incipriata e quella veste così svolazzante mentre giravano e giravano, incuranti degli sguardi critici, alcuni persino odiosi dei presenti.
- Mio adorato von Fersen, come devo fare con voi, è proprio impossibile, e lo sapete, gli ultimi preparativi per la fuga a Varennes di domani incalzano. - Lui roteando le sfiorò il collo con un bacio, facendola sorridere e dimenticare per un attimo ogni altro pensiero.
- Mi farete davvero perdere la testa mio caro Conte.
Fu davvero l'ultimo valzer par Maria Antonietta.




Tema “io ho paura”

Peste

Io ho paura, una fottuta, inutile paura. La febbre mi brucia dentro e i segni della pestilenza mi adornano il corpo, come fetide medaglie della nera meretrice. La cupidigia mi ha dannato. Follia! Pura follia frugare le tasche in cerca di ori e preziosi del mio bastardo padrone, già preda del contagio. Ahimè! Povero Griso, mi resta la sola futile rivalsa di averlo consegnato ai monatti, e ora lo seguo così, nella dolorosa putrida morte, a pagare al demonio i debiti contratti da una vita di malaffare e delitti in suo nome. Nome che maledico in punto di morte. Don Rodrigo! Che tu sia dannato prima di me. Ormai le forze mi abbandonano, il dolore si accende e vedo il nero velo calare su di me. Rammento il viso della mia povera mamma, sia maledetta anche lei, che da bambino mi diceva sempre: fai il Bravo! Fai il Bravo!




Mi manchi



Io ho paura, terrore di parlare. Mi sono goduto con te una settimana di passione e sesso sfrenato in quest'oasi di paradiso tropicale. E' poi così difficile, così doloroso per me confessarti la verità, che ho una moglie, dei figli. Uno strazio lasciarti così, dopo mille piaceri e promesse. E così scappo, scappo vigliaccamente dalla stanza. E già inizi a mancarmi. Supero con sguardo folle e lacrime agli occhi la piscina, e mi manchi. Veloce, senza nemmeno guardarmi indietro, esco dal villaggio, e mi manchi ancora. Ora corro disperato lungo la spiaggia, sento la sabbia calda sotto i piedi, che rallenta la corsa, il vento afoso dell'estate tropicale che mi scuote i capelli, e mi manchi.

Devo solo correre, correre ancora, finché non finirai i proiettili.



Eroe

Io ho paura, mi dice con sguardo serio. Dono al piccolo scout la mia espressione sicura. Tranquilli ragazzi, la metropolitana non è nulla di cui spaventarsi, e ci sono qui io! Con sorriso e camminata alla Chuck Norris li precedo nell'antro. Pochi minuti però e si ode un fortissimo rumore, come uno scoppio. Intorno a me vedo gente impaurita, confusa, quindi prendo in mano la situazione. Inizio a correre rapido, diretto e veloce verso l'uscita, così tutti potranno prender esempio da me. Veloce, sono così splendidamente veloce, e riesco a uscire naturalmente per primo. Gli altri, compresi i miei ragazzi arrivavano trafelati poco a poco. Per fortuna scopriamo che non era nulla di serio. Anche questa volta con il mio esempio ho salvato tutti. Perché nella vita ci vuole polso! Altrimenti dove lo metti l'orologio!




Sola

Io ho paura! Più che paura, terrore!
Sono sola, completamente sola, abbandonata qui senza nessuno, senza una voce, una presenza amica. Persino nemica sarebbe preferibile a tutto questo. E corro! Di qua e di là, persa in questa chiara vastità desolata. Nulla all'orizzonte mi appare e mi dispero, senza restare ferma un attimo, ormai preda dell'angoscia più cupa, più cruda...
E grido!
“C'E' NESSUNO?! C'E' NESSUNO?!”
Ma nulla da fare, dovrò rassegnarmi, devo proprio essere l'ultima particella di sodio rimasta al mondo.







Oblio

Io ho paura” Disse abbandonandosi a lui. “Cosa ti spaventa? Tu non dovresti temere nulla” Rispose stupito da quelle parole.
“Ho paura, paura dell'oblio, di essere lentamente dimenticato, di finire come quei tanti i cui nomi ora sono poco più che sussurri nel vento. Ho paura di perdere d'importanza per tutti quelli che ora pendono dalle mie labbra, temo una fine, un futuro senza di me. Altri ora mi sovrastano, crescono e hanno più successo. Pensi che anch'io sia destinato a una inevitabile fine?”
Il Demiurgo sorrise:”Coraggio Dio, non perdere mai la speranza, nulla è davvero scritto.


Tema “il minotauro”

Perduto?

Circondato da alte mura, forti, incombenti, che si aprono in infiniti corridoi, misteriose curve e minacciose svolte che sembrano condurre da nessuna parte. Sono entrato, mi sono diretto verso i più profondi meandri per scoprirne i più nascosti segreti, ma desidero anche uscirne, non perdermici per sempre, bramando disperatamente un segno, una guida. Negli oscuri meandri odo spesso suoni cupi, un profondo respiro che mi bracca, il rombo dei suoi passi. E' il Minotauro, che mi rincorre, pronto ad assalirmi e sbranarmi, o chissà, forse liberarmi. Intanto continuo a girovagare nel labirinto, che cela il suo abitante più segreto, il lato ombra, l'oscura voragine che spaventa e affascina, respinge e attira, e come in un gorgo finisce per inghiottirmi, che altro non è che il mio cervello.







Labirinto

I giovani erano seduti in cerchio intorno all'anziano sacerdote, che, illuminato dal fuoco, narrava una delle loro storie preferite. “E così, l'eroe si addentrò nel terribile labirinto, armato di scudo e spada, alla caccia del terribile mostro”. I giovani occhi erano fissi sul narratore, mentre descriveva, mimandone i gesti il mortale combattimento tra il mostro e l'eroe. “Infine l'orribile mostro fu sconfitto e ucciso e il guerriero gli tagliò la testa deforme, riportandola come trofeo”. Il più piccolo si fece coraggio e pose una domanda al vecchio sacerdote. “Ma voi l'avete mai visto? Sono davvero così spaventosi?” Il vecchio fece solo un cenno di assenso, con l'aria grave, le sue froge si dilatarono mentre ammoniva i cuccioli. “Guardatevi dagli umani, sempre”. Le corte e sottili corna dei cuccioli tremarono al pensiero.






Minotauro

Arwen osservava il bosco dalla finestra della locanda. Chiamarla locanda era come definire lei, un elfa, una donna dalle orecchie a punta. Un eufemismo che usavano per non definirla proprio bordello. Due forti colpi alla porta la riscossero dai suoi cupi pensieri. Vide entrare quell'essere alto più di due metri e rimase a bocca aperta. Un Minotauro, delle isole dell'estate! Era molto raro vederne a nord del vallo. La squadrò, quindi soddisfatto posò l'enorme ascia iniziando a spogliarsi. Era inorridita dall'idea di concedersi a quel bruto, faticava a guardare quel muso bovino, quella lingua rossa, grossa che si leccava i labbroni al pensiero di godersi una tenera elfetta. Il corpo bruno, villoso e poi quegli zoccoli fessi la fecero rabbrividire. Quando vide un cazzo scuro, enorme e rigido uscire dai pantaloni in pelle però iniziò a ricredersi.


Tema “due gocce di sangue”

Prelievo

- Suvvia Clark, amore mio, sono solo due gocce di sangue, proprio poco, giusto per l'esame.
- Lo so, lo so tesoro, ma proprio non è possibile, te l'assicuro, lo farei anche, ma davvero non posso proprio.
- Ecco, cattivo! Lo sapevo, non lo vuoi davvero un figlio da me.
- Ma sì amore, certo che lo voglio, ma proprio non saprei come fare, davvero.
- Se mi amassi sul serio un modo lo troveresti! Ecco!
- Va bene, va bene Lois, vedrò di procurarmi un ago da siringa di Kriptonite!




Due

Avevano ispezionato ovunque, ma nulla, nessuna traccia evidente. Si erano arresi tutti, prima Sara e Nick, poi anche Catherine. Tutto sembrava pulito e perfetto, senza dubbio un professionista. Arrivò lui, Gil Grissom, senza parlare iniziò a ispezionare ogni punto della stanza del delitto, finché lo videro sollevare un sopracciglio, e un lieve sorriso increspò il suo volto solitamente serio e altero. Li invitò a fotografare e repertare le due piccole gocce di sangue che aveva trovato sul bordo della terza sedia. Gocce rotonde, da caduta, una probabile lieve epistassi dell'assassino, sentenziò Gil, con il dna lo inchioderemo. Uscì quindi dalla stanza rientrando in laboratorio. Nessuno ebbe il coraggio di dirgli che si trattava di marmellata di lamponi caduta dalla brioche sul tavolo.




Principessa

Due gocce di sangue di ramarro azzurro, radice di mandragora, occhio di pipistrello.” La vecchia strega cantilenava oscillando la testa sul pentolino arrugginito. L'odore che si sprigionava nella sporca caverna era nauseante. Il cavaliere era tentato dal fuggire all'aria aperta, eppure tutti gli avevano confermato che quella vecchia era la migliore nel suo campo. “Peli di cinghiale, polvere d'ossa e una sanguisuga schiacciata”. Ridacchiando tra se la strega terminò la pozione. La travasò in una fiala di terracotta e la porse all'uomo con quelle dita nodose, orribili, dalle unghie storte e nerastre. Il cavaliere la mise in tasca e le gettò tre monete d'argento. La vecchia si avvicinò parlandogli piano: “Datela alla principessa questa sera, al plenilunio... e quella dissenteria fulminante sparirà per sempre!”







Tema “era l'anno 3058”

Roy

Era l'anno 3058... o forse il 2058... no no, il 3058 dopo la terza battaglia alle porte di Orione, eh grande scontro quello ragazzi, raggi B che balenavano ovunque, navi in fiamme...
Zio! Zio Roy, su dai ti sei riaddormentato, lo scossero i cinque giovani seduti intorno a lui. Dai raccontaci qualcos'altro. La storia di quando hai fatto fesso quel cacciatore, Deckard, e con il segreto della longevità sei fuggito qui nelle colonie extramondo.
Ah.. sì sì lo ricordo bene, che tipo, quegli umani potevano essere davvero così insistenti, fu un bel duello quello, sapete, la notte, sotto la pioggia su quel tetto, ricordo bene dissì qualcosa di indimenticabile... dissì...
Zio! Zio! Ti sei addormentato ancora. I ragazzi si guardarono alzando le spalle. Certo i replicanti con l'Alzhaimer erano davvero una seccatura.









Profezia

Era l'anno 3058, l'astronave boatswain aveva interrotto il suo viaggio per seguire un segnale anomalo proveniente da ceti-alpha 5. Il capitano, l'ufficiale scientifico e il drone da combattimento scesero sul pianeta. Ciò che trovarono li sconvolse, resti fossilizzati di un'immane astronave aliena e tra i resti numerose e misteriose forme ovoidali di color verdastro. I due uomini si avvicinarono. Improvviso il drone aprì il fuoco. Le uova misteriose, perché questo si rivelarono volarono in pezzi insieme ai misteriosi animali a forma di ragno che contenevano. Il capitano provò inutilmente a fermarlo. Terminata l'opera dal drone scaturì la voce di Hal, il computer di bordo: in base alla mia ricerca di ogni database e al calcolo probabilistico di esattezza letteraria e cinematografica fantasiosa c'era il 93,67% di probabilità che Ridely Scott si rivelasse profetico.







L'Esarca

Era l'anno 3058 dalla fondazione. L'esarca osservava dall'alto della guglia più elevata l'immensa città sottostante. La sua città. Il suo mondo. Avevano debellato malattie, povertà, guerre e tabù. Vivevano liberi e in armonia con la natura, seppur godendo di ogni agio della tecnologia, avevano persino superato ogni superstizione,che in epoche passate chiamavano dei, religioni. Ora l'uomo venerava solo se stesso, la propria mente e natura. La perfezione del creato. Sentì alle sue spalle le sue numerose libere concubine ridere, ancora ebbre di vino e piaceri della notte, mentre lui attendeva il sorgere del sole illuminare i pinnacoli d'oro. Quindi lo vide, immenso, eppure dalla direzione sbagliata, e ingrandiva sempre più, Gli sovvenne una desueta imprecazione a Dio mentre il meteorite lo annichiliva, insieme alla splendida Atlantide.







Senza tema preordinato




Non è Francesca.

Ti stai sbagliando dai, non è Francesca.
Ma guarda bene le foto, è vero che il viso è oscurato ma i dico che è lei, guarda che culo, uno così fantastico può essere solo il suo.
Ma no, ti sbagli, non è Francesca, non farebbe mai foto così.
E guarda le tette, dai sono le sue, è evidente, tette così stupende le ha solo lei, ti assicuro è Francesca! E poi che gambe, chilometriche, non te la faresti?
Certo che me la farei, ma ti dico che non è Francesca.
Ma sì è lei, son sicuro, guarda guarda che foto, che maiala Francesca, e guarda qui! Che grosso, e lungo! Hai ragione... Non è Francesca.




Creazione

Certo il primo tentativo è stato un mezzo insuccesso, insofferente, ribelle, con quei casini che ha piantato a scuola, quelle compagnie tremende. Ma l'errore fu mio in fondo, troppi sogni, troppe aspettative, questa volta lascerò fare all'istinto, al desiderio e non alla mente.
Forme più aggraziate, armoniche, un bel culetto tondo, tutto da accarezzare e tutta per me, stavolta mi voglio proprio godere la creazione.
In fondo se ce l'ho fatta una volta, perché non di nuovo? E la creerò anche porca, molto porca... o non mi chiamo più mastro Geppetto!







Gas



Giunse alla porta con l'ultima valigia, lasciava la sua casa, per sempre.

L'aveva abbordato, ammaliato, conquistato, posseduto. Il suo modo violento, carnale e perverso di amarlo l'aveva fatto impazzire. Lei aveva goduto di lui in ogni modo la sua fantasia potesse desiderare, e molti che non aveva mai immaginato prima. Non sapeva più stimolarla, eccitare la sua fantasia, gli disse preparando i bagagli, sotto il suo sguardo attonito.
Aprì la porta, guardandolo con aria di sfida: che farai ora senza me?
Aprirò il gas! Rispose lui.
Lei gli sorrise maliziosa uscendo.

A lui dispiacque non aver finito la frase: E una scatola di pennette, e di pelati!







L'Evocatore

Ora la chiamo, pensò il Magus, spronandosi all'azione. Controllò ancora il pentacolo protettivo, quindi pronunciò l'invocazione, che aveva rinvenuto in una vecchia tavoletta. Tra il fumo e le fiamme che si sprigionarono lei apparve. Una incantevole ragazza dai lunghi capelli rosso fiamma e ipnotici occhi verdi, che, nuda e voluttuosa iniziò a stuzzicarlo. Conscio del pericolo recitò il vincolo come descritto insieme all'invocazione. La succube si inginocchiò chiamandolo padrone. Saltando dall'euforia spezzò il pentagramma e lei poté avvicinarsi . Lo strinse e baciò profondamente, incendiando i suoi sensi. Sorridendogli gli mise sul petto una mano, da cui fuoriuscirono neri artigli e gli strappò il cuore. Di nuovo libera sul piano materiale, esultò. Quelle tavolette che aveva creato secoli prima continuavano a funzionare.







Scelta

Coraggio figli miei, scegliete. Vi ho spiegato come funziona, uno di voi ne avrà la chiave, l'altro conserverà lo scrigno, Solo insieme potrete dividervi il preziosissimo contenuto. L'uomo, avido e ingordo subito afferrò il grosso contenitore, la donna scaltra e perfida prese la chiave. Entrambi poi nascosero la loro parte, lui convinto che prima o poi sarebbe riuscito a sopperire alla mancanza della chiave, e aprire il forziere, lei sicura che avrebbe scovato il nascondiglio, era troppo grande in fondo perché restasse per sempre celato. Il Dio li osservò per anni, infine sconsolato passò ad un altro mondo, abbandonando quello.
L'Amore rimase per sempre chiuso al buio, nel forziere sigillato.




49 sfumature


Lei è nuda, in piedi, le mani contro il muro, in attesa. Le ha promesso in assaggio le sue 50 sfumature di passione, di peccato, di irresistibile perversione. La mano di lui impugna uno staffile amaranto creato a mano da un artigiano di Marrakech, con impugnatura intarsiata d'argento. I colpi si susseguono, forti, intensi. Lei trattiene i lamenti, il suo sedere candido, la sua schiena sono lentamente solcati dalle striature. Ogni segno, ogni sibilo sulla pelle le dona sensazioni sempre più forti, irresistibili. 20... 30... 40... sfumature di lui sulla pelle. La quarantanovesima sfumatura lascia infine un segno più profondo, incide la pelle liberando due sottili gocce di sangue. Lei si volge, lo guarda intensamente e rompe la consegna del silenzio: Va bene che sei strafigo, straintelligente, stravizioso e straricco, ma io me so strarotta li cojoni!



 

Giocattolo


L'uomo la guardava da un po', in silenzio. Era distesa sul letto, senza nulla addosso. Si avvicinò, posò le mani sul suo corpo, toccando, accarezzando, infine giunse al collo, e strinse di più, forte, per imporre la sua forza.
“E adesso, tesoro” Disse. “Ti farò soffrire per me. Se tanto o poco dipenderà da quanto sarai ubbidiente, da quanto piacere mi darai. Verrai con me, nel mondo della mia perversa fantasia, ti farò conoscere tutti i miei giocattoli. Perché lo voglio, perché adesso, come loro tu sei solo una cosa, una cosa mia". Lei restò immobile, gli occhi e la bocca spalancati. Lui la colpì. Una, due, tre volte. “Rispondimi maledetta!”, poi pianse, mentre la bambola gonfiabile continuava a guardarlo immota.







Ultimo Atto

Il dolore mi attanaglia le viscere. Dagli sguardi dei medici, dagli occhi velati dalle lacrime degli amici che intravedo attraverso la porta comprendo che non mi resta poi molto tempo, e così in pochi istanti mi accordo della vacuità della vita, delle infinite cose non fatte, non dette, dei pesi che mi porterò dietro nell'oblio. Lei si avvicina, la stringo in un ultimo forte, pieno abbraccio. Abbiamo in fondo condiviso così tanti anni, momenti splendidi alternati a momenti difficili. La guardo negli occhi, con un ultimo filo di voce mi libero dal peso più opprimente. Le confesso, implorando perdono, di averla tradita con la mia segretaria negli ultimi due anni. Lei mi guarda con un sorriso tenero e occhi lucidi: “lo so amore, per questo ti ho fritto l'amanita falloide con i porcini”.







Iperlussuria


Mi guarda con un espressione tremendamente perversa, si spoglia lentamente e mi godo lo spettacolo del suo corpo perfetto. Poco a poco si toglie ogni cosa e il suo nudo liscio corpo si avvicina a me. Le sue labbra si posano sulle mie, ardenti mentre con dita fameliche slaccia e apre. Infine si impossessa della mia eccitazione. Vellica, accarezza, stringe facendomi letteralmente perdere la testa mentre osservo la sua bocca che scende su di lui. Chiudo gli occhi, tutto diventa nero, immobile mentre una voce risuona nelle mie orecchie:
Il demo di Iperlussuria è terminato, procedere a subvocalizzare sì per procedere all'acquisto dell'intero pacchetto Erosoftware.







Plenilunio


La luna piena rischiarava il bosco. Il mannaro penetrò dalla finestra, giunse ai piedi del letto e, vinto dalla fame feroce, artigliò l'anziana signora straziandone le carni e cibandosi. Terminato il pasto udì il rumore della porta d'ingresso della casupola che si apriva. Si getto sulle spalle la lunga vestaglia e si mise in testa una ampia cuffia, contando sull'oscurità per ingannare l'intruso. Vide entrare una figura bassa, che camminava lenta verso di lui. Balzò in avanti, ma l'intruso da sotto le falde del mantello estrasse un fucile a canne mozze e fece fuoco due volte. Il muso del mannaro sparì in un esplosione di sangue carni e pelo. Cappuccio Rosso, la giovane cacciatrice di licantropi incise una settima tacca sul calcio d'ebano del fucile.








Dal Vangelo secondo Me

in quel tempo vi fu uno sposalizio a cana, in galilea e fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Venne a mancare il vino, e vi erano là sei giare di pietra. Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; ed essi le riempirono fino all'orlo, poi disse loro:"Ora attingete e portatene al maestro di tavola". ed essi gliene portarono e come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, chiamò lo sposo e gli disse: "tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono, tu invece hai conservato fino a ora il vino buono".
fu così che Gesù diede inizio ai suoi miracoli in cana di galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui, e dopo aver veduto come poteva trasformare l'acqua in vino squisito, furono in migliaia a seguirlo sul lago di Tiberiade.




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