Elisa
Rosse
come il Peccato
L'ora di chiusura
era arrivata, le sette e trenta praticamente. Il proprietario del
negozio stava iniziando a spegnere le luci, dopo aver salutato le
commesse che uscivano, quando la vide arrivare trafelata ed entrare
quasi di corsa.
<< Mi
dispiace immensamente per l'ora, sono arrivata solo adesso. Posso
ancora provare un paio di scarpe velocissima? O è troppo tardi?>>
Disse la ragazza
affacciandosi dalla porta d'ingresso.
Lui le sorrise.
Era Elisa, un'ottima cliente, oltre che una splendida donna, perdipiù
amante di scarpe con tacco alto e di cose più sofisticate delle
innumerevoli noiose e poco sensuali sneaker che lui vendeva in
maggioranza.
<<Ciao.>>
Le rispose lui.
<<Ma certo,
ci mancherebbe. Vieni, entra che arrivo subito.>>
Finì di abbassare
le luci della vetrina nella configurazione notturna e una delle
serrande esterna e si avvicinò a lei, che intanto era entrata.
<<Eccomi.
Sono tutto tuo.>>
Disse l'uomo con
un sorriso ironico.
<<Cosa avevi
in mente?>>
Lei lo guardò
ridendo.
<<Guarda che
potrei prenderti in parola. La mia mente è una fucina di idee!>>
Rispose lei con un
sorriso stuzzicante e quel lieve accento toscano che a lui era sempre
piaciuto moltissimo.
Entrambi
iniziarono a ridere.
<<Battute a
parte>> Aggiunse lei. <<Volevo provare quelle magnifiche
opentoe rosse con il tacco altissimo che hai in vetrina.>>
<<Ottima
scelta direi, il 38 arriva subito>>
Replicò lui,
ricordandosi il suo numero, cosa che le strappò un altro sorriso, e
andando rapidamente nel retro del negozio a prendere la scatola.
Ritornò subito dopo con la scatola blu di Sergio Rossi in mano,
tolse le scarpe da dentro e le passo alla ragazza, tutto senza
distogliere lo sguardo dal suo.
Lei le prese in
mano, quasi con riverenza. Erano veramente splendide. In vernice
rossa fiammante, con il tacco di 13 centimetri e un alto plateau
anteriore, e solo leggermente aperte in punta. Si sedette sul
divanetto di pelle chiara, mostrando ancora di più le gambe, già
decisamente esposte sotto la corta gonnellina a pieghe nera che
indossava e si sfilò elegantemente le décolleté nere che
indossava.
Lui come sempre
restò turbato dalle sue splendide gambe e dai suoi piedi molto
sensuali, ora inguainati da calze a rete ampia nere, che non
nascondevano lo smalto rosso fuoco, in tinta con quello delle mani.
Il profilo dell'ampia fascia di pizzo delle autoreggenti apparve
provocante mentre lei indossava le due scarpe rosse. Poi lei si alzò
facendo qualche passo in direzione dello specchio.
È davvero
immensamente sexy con quelle scarpe. pensò l'uomo.
L'outfit che
indossava poi, molto serio, con camicia bianca e giacca stretta nera
sopra la gonna corta, faceva risaltare ancora di più il fascino di
quelle scarpe rosse, come se un incendio di sensi iniziasse a
svilupparsi dalle sue estremità in attesa di propagarsi al resto del
suo bellissimo corpo.
<<Ti stanno
davvero bene. Magnificamente direi>> Disse lui, mentre la
ragazza si pavoneggiava un po' davanti al grande specchio a parete.
<<Sì è
vero. Mi piacciono davvero tantissimo.>>
<<Certo
peccato per quella calza a rete nera, che decisamente non è adatta
alla scarpa, senza renderebbero molto di più>> Aggiunse lui,
sorridendo.
Lei si guardò
ancora, con un'espressione un poco imbronciata, mordendosi il labbro
inferiore, come se stesse riflettendo intensamente, forse sulle sue
parole.
<<In effetti
è vero>> Disse togliendosi la scarpa destra e appoggiando sul
pavimento il piede. Quindi in modo estremamente naturale mise le mani
sotto la gonna e abbassò il bordo di pizzo della calza sfilandosela
rapidamente.
Lui deglutì forte
un paio di volte. Quel gesto apparentemente sbarazzino lo eccitò
fortemente. Mentre lei, con la calza che pendeva dalla mano,
rimetteva la scarpa, lui sentì ergersi forte l'eccitazione sotto i
jeans, così repentina e intensa da essere sicuramente evidente allo
sguardo.
<<Così è
davvero molto meglio non trovi?>>
Disse lei,
guardandolo in modo provocante.
<<Sì!
Assolutamente meglio>> Rispose
<<Così è
proprio perfetta, sembrano fatte apposta per te.>>
<<Sì, le
sento magnificamente davvero. Peccato solo per il prezzo esagerato.
Dovresti farmi uno sconto extra per lo strip.>>
Replicò lei
sorridendo ancora e agitando la calza con la mano, in modo insieme
ironico e peccaminoso.
Lui rise.
<<Ah questo
è sicuro. Dieci per cento di sconto per la calza!>>
Rise anche lei.
<<Allora
aggiungiamo l'altra e arriviamo al venti per cento.>>
Disse lanciandogli
la calza che aveva tra le mani. Lui l'afferrò al volo, trattenendosi
a fatica dal portarla sul viso e annusarla. Aveva sempre avuto una
passione per i piedi e le gambe delle donne, e la sola presenza di
quella calza a rete tra le mani lo stava eccitando davvero oltre
misura. I pensieri volavano frenetici, intrecciandosi in infinite
fantasie sempre più perverse.
Intanto Elisa
guardandolo negli occhi si era tolta la scarpa sinistra e si stava
sfilando, molto più lentamente di prima, l'altra calza a rete.
Quando fu tolta se la passo sul viso, ammiccando e ridendo, quindi
gli lanciò anche quella e si rimise la scarpa.
Lui restò in
silenzio a guardarla, con quelle calze in mano, strette tra le dita,
che lievi le accarezzavano immaginandole ancora su quelle magnifiche,
atletiche gambe.
<<Quindi ora
siamo al venti per cento.>>
Disse lei,
avvicinandosi.
<<E così fa
trenta?>>
Chiese, sollevando
interrogativa il sopracciglio destro mentre si sfilava la giacca nera
e la gettava su uno dei divanetti.
Lui comprese che
stavano per perdersi in un gioco che non si sa dove avrebbe portato,
un gioco che però lo stava intrigando oltre misura.
<<Certamente.
Ora siamo a trenta.>>
Rispose lui
sorridendo, e questa volta stringendo le calze nel pungo e passandole
davvero ostentatamente sul viso.
Vuole giocare?
Pensò lui. E allora giochiamo!
<<Offri di
più?>> Aggiunse guardandola con aria di sfida.
Lei rimase
immobile alcuni secondi, pensierosa. Valutando la situazione. Fino a
quel momento era stato un gioco, scherzoso, poteva terminare lì la
cosa, comprare le scarpe e tornare a casa, oppure...
Oppure
posso scoprire fino a dove possiamo arrivare con questo gioco.
Pensò lei.
In fondo
quell'uomo le piaceva, era simpatico, intrigante, e aveva saputo
anche alcune cose piccanti sul suo conto che l'incuriosivano.
Senza dire nulla
lei iniziò quindi a aprire lentamente, molto lentamente i perlacei
bottoni della camicia bianca. Poco a poco apparve un reggiseno blu
intenso, semitrasparente, che le fasciava il seno in modo delizioso
lasciando appena intravedere i piccoli rosei capezzoli. Terminati i
bottoni, aprì ostentatamente le braccia verso il basso e lasciò che
la camicia scivolasse a terra. Sorridendogli con aria di sfida.
<<Che
magnifico spettacolo!>>
Disse l'uomo.
<<Ora siamo
a quaranta.>>
E attese, sempre
guardandola e accarezzando le calze tra le dita in modo provocante.
<<No.
Cinquanta!>>
Replicò lei
mentre con gesto rapido abbassava la zip laterale della gonna, che
cadde ai suoi piedi, intorno alle scarpe rosse, oggetto principale
del gioco.
Che paradisiaca
visione! Pensò lui.
Lei fece un passo
avanti, lasciando dietro di se la gonna e restò in piedi di fronte
all'uomo. Ora oltre alle scarpe aveva solamente il reggiseno e delle
bellissime culotte, sempre blu, che le fasciavano i fianchi e il
sedere in modo decisamente accattivante.
Lui si morse il
labbro per riuscire a trattenersi dall'allungare le mani e sfiorare
la sua pelle chiara. Poteva percepirne il calore, il profumo. La
voglia di accarezzarla, baciarla, assaporarla era ormai
irresistibile.
Riuscì però a
sorriderle e sfidarla ancora.
<<Cinquanta
è un ottimo risultato direi. Abbandoni?>>
Lei avvicinò il
viso al suo, molto vicino. Sentì il profumo del suo rossetto, del
suo collo mentre si avvicinava con le labbra all'orecchio e gli
sussurrava piano.
<<Io non
abbandono mai. E vinco sempre. Sappilo.>>
Quindi passò le
mani dietro la schiena e in un lampo il reggiseno cadde in avanti.
Lui istintivamente aprì la mano afferrandolo prima che cadesse e lo
sollevò, mostrandolo come un piccolo trofeo.
<<Sei a
sessanta ora.>>
Le disse con uno
sguardo di impazienza, come a esortarla a mettere in pratica la sua
ultima affermazione.
Lei si voltò,
facendo qualche passo verso lo specchio, donandogli la magnifica
visione del suo sedere che oscillava, stretto nelle culotte. Poi
sempre girata di schiena portò le mani ai lati dell'intimo e mise le
dita sotto l'elastico tirandolo un poco verso l'esterno. Lentamente,
molto lentamente le abbassò verso le ginocchia, piegandosi
leggermente in avanti e offrendogli una paradisiaca visione che turbò
oltremodo i suoi già più che lussuriosi pensieri. Infine anche le
culotte caddero tra le scarpe che lei scavalcò girandosi e tornando
verso di lui.
Ora indossava solo
le scarpe rosse. La visione di quella nudità sensuale e provocante
gli faceva bollire il sangue. Non riuscì a non guardare a lungo tra
le sue gambe, quella totalmente liscia porzione di pelle che lasciava
intravedere uno splendido rosato tra le labbra intime e preannunciava
infiniti piaceri. Avrebbe solo voluto gettarsi tra quelle gambe per
baciare, leccare, gustare, succhiare e stringere senza smettere più.
Lei lo guardava
con aria di vittoria, con una naturalezza e sfrontatezza provocante.
In fondo era poco più di una sconosciuta, e ora completamente nuda
davanti a lui vestito. La situazione era decisamente inusuale e
estremamente eccitante.
<<Ok. Hai
vinto.>>
Disse l'uomo, così
irresistibilmente attratto da quella assoluta nudità, così vicina,
così sfrontata.
<<E adesso
cosa devo fare?>>
Aggiunse lui.
<<Ora devi
pagare pegno.>>
Rispose lei,
avvicinandosi ancora di più. Gli prese le calze e il reggiseno dalle
mani. Lasciò cadere a terra il reggiseno senza curarsene e si portò
dietro di lui, accarezzandogli distrattamente la spalla sinistra. Poi
gli fece scivolare le dita sottili e forti lungo le braccia
portandogli le mani dietro la schiena, quindi gli unì i polsi
legandoli stretti con le due calze a rete intrecciate.
Tornò davanti,
guardandolo negli occhi. Lo sguardo dell'uomo era stupito, curioso e
forse un poco spiazzato. Senza dire nulla gli appoggiò le mani sulle
spalle e lo spinse verso il basso. Si lasciò spingere in ginocchio
senza opporre resistenza e lei si avvicinò ancora.
Ora, anche grazie
ai tacchi a spillo, il suo glabro invitante intimo era praticamente
contro il suo viso. Sentì l'odore del suo desiderio e avvicinò
istintivamente la bocca mentre lei apriva di più le gambe,
offrendogli la vista dell'eccitazione che imperlava le sue intime
labbra. La bocca di lui si aprì e la lingua assetata le penetrò tra
le gambe, provocandole un forte brivido di eccitazione e un gemito
animalesco di piacere.
La lingua poco a
poco affondò sempre di più, mentre le labbra stringevano e
succhiavano stuzzicando intensamente il clitoride rosso, duro e
eccitato. Le mani di Elisa si posarono sulla sua testa stringendo e
premendo, spingendolo ad affondare ancora di più la bocca e la
lingua, a leccarla più forte, sempre più profondamente e
ritmicamente. Lei poco a poco sentì l'orgasmo avvicinarsi, ma non
voleva ancora godere, era troppo presto, voleva assaporare di più
quella situazione, quindi si staccò e si girò, dandogli le spalle.
Piegando il busto verso il basso poi arretrò nuovamente porgendogli
il suo splendido culo e spingendolo sulla sua bocca.
Affondò ancora la
lingua, questa volta dietro, leccandole a fondo il culo e scendendo
poi lungo il perineo, strappandole altri gemiti di piacere e lambendo
su e giù in ogni punto sensibile.
Se è bravo con
il resto come con la bocca, sarà davvero una serata indimenticabile.
Si disse lei,
mentre quella lingua famelica non smetteva un attimo di solleticarla
e eccitarla, finché si abbandonò a un lungo intenso e profondo
orgasmo.
Ripresasi dai
tremiti del piacere decise di non dargli tempo di pensare troppo. Lui
stava ancora assaporando sulla lingua e tra le labbra il dolce sapore
del suo godimento, quando una di quelle lucenti scarpe rosse si
appoggiò sul suo petto, spingendolo brutalmente a terra con la
schiena, disteso supino.
Iniziò a
camminargli intorno. Il ticchettio dei tacchi risuonava nel silenzio,
vederla così da terra nuda e incombente, rese la sua eccitazione
quasi parossistica. Se non avesse avuto le mani bloccate dietro la
schiena dalle calze avrebbe dovuto assolutamente toccarsi, premere
sull'erezione che gli toglieva il fiato.
Quasi gli avesse
letto nella mente fu lei a farlo, posando una delle scarpe sui suoi
jeans, proprio sopra l'evidente rigonfiamento. Prima accarezzò piano
girando intorno con la punta e il tacco, costringendolo a mordersi le
labbra per non gemere, infime appoggiò la suola dall'alto plateau e
spinse più forte, sentendo la durezza, la voglia, prepotente sotto
il suo piede.
Quando la spinta
si fece intensa lui cedette, mugolando di piacere e di desiderio
mentre la pressione aumentava, abilmente modulata da quella lunga
sinuosa gamba, che giocando così apriva ancora e ancora alla vista
quella fonte inesauribile di dolce piacere che lui aveva appena
gustato.
Ma anche
l'eccitazione di Elisa tornava sempre più. Quel gioco, quella
situazione la eccitava oltre misura. Sentiva il desiderio che le
contraeva i muscoli vaginali, sentiva la voglia bagnarle l'interno
delle cosce. Premette ancora, soddisfatta della durezza e resistenza
che incontrava la scarpa, infine, vinta dalla bramosia, dopo aver
prolungato quella dolce sofferenza oltre il possibile si inginocchio
al lati del suo corpo. Rapida slaccio la sua cintura, sbottonò i
pantaloni e con un unico violento gesto tirò verso i piedi insieme
boxer e jeans, liberando il suo pene eretto che balzò verso l'alto,
tremando in sussulti incontrollati. Senza nemmeno sfilargli
completamente i vestiti avanzò sulle ginocchia ai lati dei fianchi
dell'uomo, gli afferrò il membro durissimo con la mano, stringendolo
tra le dita con un intimo gesto di possesso, facendolo inarcare di
piacere e gemere di desiderio, quindi rapida scese con il bacino su
di lui.
Il duro maschile
incontrò perfettamente il morbido, umido femminile e scomparve
rapido in lei, mentre entrambi emisero un gemito di voluttà,
all'unisono. Rimase un poco ferma, godendosi quella calda pulsante
rigidità dentro, che la riempiva e stimolava così magnificamente,
poi lentamente, molto lentamente cominciò a montarlo.
Lui, con le mani
ancora bloccate dietro la schiena e le caviglie serrate
dall'intreccio di jeans e boxer poteva solo assecondare i suoi
movimenti inarcando il bacino mentre quella splendida amazzone saliva
e scendeva lussuriosamente sul suo pene voglioso. Lei lo fissava, con
uno sguardo insieme di passione e voluttà, nei suoi occhi rilucevano
pensieri osceni e voglie sfrenate. Intanto si accarezzava da sola i
seni, stringendo i piccoli rosei capezzoli eretti, duri e vibranti
tra le dita.
Elisa venne al
culmine della cavalcata, abbassandosi su di lui, baciandolo
profondamente e con foga e mordendogli le labbra. Ma sentiva il suo
membro ancora duro e forte dentro, che ritmicamente si irrigidiva
solleticandola e stuzzicandola ancora. Senza dubbio lui era prossimo
ad un fin troppo trattenuto orgasmo.
Si voltò,
sedendosi sul suo viso, e, mentre la lingua famelica dell'uomo
tornava in azione penetrante e lubrica tra le sue gambe, si prese
qualche minuto per osservarlo. In effetti l'aveva scopato e stretto
appena tra le dita, ma non l'aveva ancora quasi guardato. Si gustò
quel tendersi frenetico, istintivo verso di lei, verso il suo viso
che si era avvicinato a lui così tanto da sentirne l'odore. Odore di
desiderio maschile, mescolato a quello del suo intenso orgasmo. Lo
strinse ancora tra le dita, godendosi insieme le sensazioni sublimi
che la lingua esperta dell'uomo le donava frugandola così
profondamente e il caldo irrefrenabile desiderio che le palpitava
nella mano.
La lussuria prese
il sopravvento e passò la sua rossa tenera lingua su quell'asta
pulsante. Lo sentì gemere contro la sua vagina fradicia, mugolare di
piacere dentro di lei quando lo accolse tra le labbra, leccando,
succhiando e ogni tanto stringendo appena con i denti, come adorava
fare per miscelare così tremendamente piacere e dolore fino a
fonderli insieme.
Lo condusse più
volte a un passo dall'orgasmo, per poi fermarsi e lasciarlo mugolare
di desiderio frustrato. Adorava quel tipo di sensazione, il divino
potere di dispensare o meno piacere. Intanto, mentre riprendeva a
stuzzicarlo con lingua e bocca, la sua piccola mano si era
intrufolata più giù, solleticando e stimolando i testicoli e poi
lasciando scivolare le dita lungo il perineo e fino al suo culo.
Senza smettere di leccare e succhiare molto lentamente, così da non
consentirgli di godere, introdusse il medio dentro di lui, prima
giocando leggera sull'orlo, poi spingendosi sempre più a fondo,
facendo salire i sospiri di piacere e la velocità della lingua che
la penetrava. Godette così ancora, una terza volta nella sua bocca,
mentre le dita dentro di lui erano diventate ora due. Sentì di nuovo
dalle vibrazione del pene che l'orgasmo era imminente, così si fermò
nuovamente, togliendo anche la mano.
Si sollevò dal
corpo dell'uomo, spostandosi ai suoi piedi e sfilandogli
completamente i pantaloni e boxer che erano ancora stretti intorno
alle sue caviglie, quindi, tenendolo per i polpacci, si distese con
le gambe sopra le sue e iniziò a sfiorargli il membro con le scarpe.
Lo accarezzava con la punta, con l'interno e lo stringeva tra le due
scarpe, muovendosi su e giù lentamente. Una lunga irresistibile
tortura per l'uomo che, sollevata la testa, osservava la scena
eccitato. Le gambe di lei aperte, spalancate. Le scarpe rosse
fiammanti che le inguainavano così magnificamente i piedi strette
intorno alla sua erezione e il volto peccaminoso, voglioso e eccitato
di lei per il gioco che proseguiva sempre più.
Ad un certo punto,
senza smettere di far scivolare su di lui la scarpa sinistra, spostò
la destra più sotto, spingendo poco a poco il sottile lungo tacco di
vernice tra le gambe, seguendo la strada aperta poco prima dalle sue
dita viziose. Mentre il tacco lo penetrava strappandogli gemiti di
piacere e stupore lei sfilò il piede sinistro dalla scarpa,
lasciandola cadere a terra di lato e cominciò a stringergli il pene
tra le dita. Si mosse così su e giù sempre più velocemente,
strappandogli un grido di desiderio, finché quell'orgasmo tanto
desiderato e frustrato esplose in una cascata di piacere che ricadde
sul piede nudo di lei e sulla scarpa, coprendo la vernice rossa di
grandi gocce bianche.
Si abbandonarono
quindi a terra. Rilassandosi nel piacere e nella consapevolezza dei
momenti appena goduti. Fu lei la prima a parlare.
<<Ma che
porco. Guarda che hai fatto. Hai sporcato la mia scarpa nuova!>>
Disse ridendo e
passando un dito sulla vernice, raccogliendo diverse gocce e
portandoselo poi alle labbra. Si succhio il dito voluttuosamente
emettendo un suono compiaciuto.
<<Già. È
terribile.>>
Replicò lui
sollevando a fatica la schiena da terra e mettendosi seduto.
<<Dovrò
aggiungere un altro trenta per cento di sconto per farmi perdonare.>>
Aggiunse
strizzandole l'occhio e sorridendo, mentre sforzando un poco spalle e
braccia allentò la presa delle calze a rete e liberò le mani,
raccogliendo poi la scarpa sinistra da terra, porgendogliela.
Risero entrambi.
<<La
prossima volta dovrò legarti meglio mi sa.>>
Gli disse
rimettendosi la scarpa sinistra e avvicinandosi per baciarlo.
<<Quindi
avresti potuto liberarti in qualsiasi momento?>>
Chiese ridendo
quando staccò la bocca dalla sua.
<<No!>>
Replicò lui.
<<Solo
quando faceva ridere!>>